Cosa si può salvare delle diete del passato?!

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La parola dieta deriva dal greco diaita, che significa “regola di buona vita”, ma nel corso del tempo, e soprattutto oggi, ha assunto il significato di un regime alimentare teso a favorire la perdita di peso. Le diete vanno di moda, una moda che dura da molti anni e che non sembra subire flessioni, nonostante i numerosi ammonimenti da parte di medici e autorità sanitarie sui potenziali rischi che comporta una dieta inadatta o mal seguita o autoprescritta. Ma dietro al desiderio di mettersi a dieta non c’è solo la pressione che i mass media esercitano su di noi, esistono reali problemi che vanno dal sovrappeso allo stress, alla voglia di prendersi cura del proprio corpo oppure di migliorare la propria alimentazione. Quante volte sentiamo parlare di diete dimagranti, diete miracolose o diete veloci, che promettono di far perdere peso in pochi giorni? A questo punto diventa difficile scegliere tra le moltissime diete dimagranti che ci vengono suggerite dai media, a meno che non si scelga di affidarsi ad un professionista della nutrizione e dimagrire senza correre rischi. Certo in questo caso bisogna abbandonare l’idea di una dieta dimagrante veloce, ma almeno sarà tutto di guadagnato in salute. Negli ultimi quarant’anni l’universo delle diete è stato costellato dai regimi alimentari più strani: la  monodieta della frutta (arancio, pompelmo, ananas,…), quella di Beverly Hills, la Scarsdale,la South Beach, solo per citarne alcune.

La dieta South Beach è la tipica dieta americana iperproteica, molte proteine e pochi carboidrati. Per 15 giorni si devono mangiare carne, pesce, uova, latticini, olio d’oliva e verdura a volontà. Sono vietati i salumi, pasta, riso, pane, prodotti da forno, frutta, alcolici e dolci di qualsiasi tipo. Non è ammesso neppure un cucchiaino di zucchero nel caffè, solo dolcificanti o caffè amaro. Ma, dopo due settimane, uno alla volta, si possono reintegrare tutti gli alimenti. Fra tutte è, forse, quella meno restrittiva, l’apporto di carboidrati è minimo, ma non mancano i grassi, nello specifico quelli insaturi, come ad esempio frutta secca, uova e latticini. Non è richiesto di pesare gli alimenti nè di contare le calorie, si può mangiare quanto si vuole, ma senza esagerare! Il difetto principale di questa dieta, è la scarsa assunzione di vitamine, quelle ad esempio derivate dalla frutta, che viene esclusa completamente per almeno 2 settimane. Bisogna sottolineare anche una mancanza di prescrizione, ovvero quella di bere almeno 2 litri di acqua al giorno per compensare l’apporto azotato delle proteine consumate!

Con la Scarsdale si segue un regime ipocalorico e iperproteico che prevede una fortissima riduzione dell’apporto di carboidrati eun’eliminazione quasi totale dei grassi aggiunti, raggiungendo così un apporto proteico giornaliero che sfiora il 45%. E’ prevista una prima fase della durata di 14 giorni in cui l’apporto calorico giornaliero è molto basso (circa 1000 kcal/die) e bisogna seguire dei precisi menù in cui non sono ammesse sostituzioni. Ad esempio si comincia sempre la giornata con mezzo pompelmo e una fetta di pane, possibilmente alla soia, più un caffè. 
Pranzo e cena, invece, variano giorno per giorno. Ad esempio il lunedì, a pranzo, è prevista carne con pomodori alla griglia e caffè. A cena, invece, del pesce o dei frutti di mare, più una fetta di pane alla soia e un pompelmo. La seconda fase può avere durata variabile in base alle proprie esigenze e prevede comunque sempre l’esclusione di determinati alimenti come: dolci, amidi, legumi, latticini, carni e condimenti grassi. Consigli di riprendere la prima fase ogni qualvolta si rilevi un aumento di 2 kg di peso, e ciò ci fa capire come una dieta squilibrata come questa non porti mai a risultati stabili e duraturi! E’ una dieta fortemente ipocalorica e squilibrata che può essere consigliata solo in rari casi in cui è prescritta una rapida perdita di peso (ad esempio in soggetti fortemente obesi che sono in attesa di sottoporsi a un intervento chirurgico). E’ sconsigliata in soggetti con diabete, donne in gravidanza e allattamento. Diete fortemente ipocaloriche e iperproteiche, come questa portano a una riduzione del metabolismo basale. Effetto mentalmente compensato dall’attività antifame e termogenica di una così elevata quantità di proteine assunta. Fegato e reni devono sottoporsi a un superlavoro che, se protratto nel tempo, può portare  anche a danni permanenti.

La Dieta Beverly Hills è chiamata anche dei Vip, e si basa sul principio del bilanciamento degli enzimi presenti nel nostro corpo, che sono introdotti da alimenti diversi e che hanno come funzione principale quella di facilitare la digestione e prevenire, quindi, l’accumolo di grassi. Viene data massima importanza alla combinazione degli alimenti, alla loro successione e ai tempi che debbono intercorrere tra i pasti di diverso tipo, in modo da lasciar agire gli enzimi contenuti nei cibi. La dieta prevede l’uso quasi esclusivo di frutta, preferibilmente quella esotica. Se si vogliono mangiare altri alimenti, tenendo conto che i carboidrati sono quasi del tutto aboliti, è necessario non associarli nello stesso pasto. Si inizia con una prima settimana in cui si può mangiare solo ed esclusivamente frutta, principalmente ananas; seguita da una seconda fase che ha la durata di 20-25 giorni in cui si può inserire, solo alla sera, un secondo piatto a base di carne o pesce magri. Dopo la quinta settimana inizia la fase di mantenimento in cui si possono gradualmente reintrodurre gli alimenti fino ad ora aboliti. E’ un regime monotono e sbilanciato. La rinomina “dieta dei Vip” deriva probabilmente dal costo elevato della frutta esotica, ma anche dal fatto che, nonostante siano bandite le bibite zuccherate e gli alcolici, l’unica bevanda ammessa senza limiti è lo champagne! Il regime è sconsigliato in soggetti con diabete, intolleranza ai carboidrati, colite o colon spastico (per il contenuto di fibre della frutta), ulcera e enterite (per l’acidità di alcuni tipi di frutta), e donne in gravidanza o allattamento. Gli esperti sono tutti concordi sull’effetto disintossicante della frutta, ma non tutti condividono un regime a base esclusivamente di frutta che si protragga per più di 2-3 giorni.

A questo ci si può collegarle con la nascita delle monodiete (ovvero le diete in cui è previsto un unico alimento: arancia, pompelmo, ananas, uva,…). Sono diete create per essere seguite per un periodo molto breve (massimo 3 giorni) con l’obiettivo di depurare e disintossicare l’organismo.

É nata la dieta dell’ananas che, a dispetto di alcune credenze popolari, non brucia i grassi! Il suo effetto benefico è dato dal contenuto di enzimi digestivi come la bromelina e la papaina, che facilitano la digestione delle proteine; ha un potere antinfiammatorio e antiedematoso, utile per combattere la ritenzione dei liquidi; e grazie all’alto contenuto di acqua (86,4%) aiuta a disintossicare e mantenere la pelle elastica. Possono seguire questo regime solo soggetti in buono stato di salute.

La dieta del pompelmo aiuta sicuramente a sgonfiarsi e ad aumentare le difese immunitarie, grazie all’elevata presenza di vitamina C. È ottimo anche per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, grazie alla pectina e ha benefici effetti antiossidanti grazie alla presenza del licopene (soprattutto nella variante rosa). Il pompelmo agisce anche contro l’ipertensione e il diabete grazie ai flavonoidi in esso contenuti (esperetina e naringenina), che sono efficaci nel prevenire la formazione di placche arterosclerotiche. La dieta del pompelmo si può seguire in 2 modi: assumendo nell’arco della giornata, la spremuta di 3 pompelmi diluiti in un litro e mezzo di acqua; oppure, per 1 mese, consumando prima di ogni pasto principale mezzo pompelmo e agli spuntini la spremuta di succo di pompelmo. La promessa è di perdere circa 4 kg in un mese, ma vi sono alcune controindicazioni non da poco! Il consumo di pompelmo è sconsigliato nelle persone anemiche in quanto riduce il numero di globuli rossi; l’acidità del frutto intacca lo smalto dentale rovinandolo; se si stanno assumendo farmaci è possibile un’interazione con la terapia farmacologica; chi soffre di gastrite, reflusso gastroesofageo o ulcera non può consumare questo frutto vista la forte acidità. Per cui, anche questo regime, non è per tutti ed è bene sempre consultare il proprio medico!

La dieta dell’arancia è simile a quella del pompelmo ed essendo anch’ esso un agrume ha le stesse controindicazioni, eccetto l’interazione farmacologica. È indicata in soggetti con malattie infettive, raffreddore, influenza, sia come prevenzione che come coadiuvante di eventuali altre terapie; in convalescenza; infezioni della bocca e delle gengive grazie all’alto contenuto di Vitamina C.  Da sottolineare che ultimamente sono stati condotti alcuni studi che hanno dimostrato l’effetto anti-obesità del succo di arancia rossa. Si è visto che il succo di arancia rossa (specialmente la qualità Moro) inibisce l’aumento di peso corporeo e dei depositi di grasso, grazie all’effetto delle antocianine (pigmenti rosso-blu con potere antiossidante). A questo punto se si deve scegliere, è meglio consumare la variante rossa di questo frutto!

La dieta dell’uva è indicata in casi di stanchezza psicofisica, affaticamento, problemi digestivi; stitichezza; anemia; artrite, artrosi e reumatismi; calcoli biliari o renali; ipercolesterolemia; ipertensione; problemi cardiocircolatori; pelle impura e acne; ed è sconsigliata in caso di diabete. Segue la filosofia per cui, essendo ricca di glucosio e fruttosio, vitamine e sali minerali, è alcalinizzante e quindi combatte gli stati di acidosi. È nutriente e facilmente digeribile, è lassativa se consumata con buccia e semi. Alcuni testi consigliano di seguire il regime monotematico per 2-3 settimane, consumando 5 pasti al giorno a base di sola uva, cambiando la varietà, consumandone a volontà ogni volta che se ne sente il bisogno. Ma chi resisterebbe 3 settimane a mangiare solo ed esclusivamente uva? Dove finirebbero così le proteine e i grassi buoni di cui abbiamo tutti bisogno? Sarebbe meglio, come tutte le monodiete, seguire questo regime per non più di 3 giorni, per evitare gravi carenze nutrizionali.

Non esiste la dieta delle bacche di goji, ma possono essere considerate un valido integratore naturale da assumere nei casi di regimi fortemente ipocalorici per contrastare gli stati di stanchezza fisica. Alcune delle proprietà che le caratterizzano sono: il rinforzo delle difese immunitarie, la riduzione della pressione arteriosa e del tasso di zuccheri nel sangue e un effetto stimolante sul transito intestinale. Hanno anche una eccezionale azione antiossidante (soprattutto in relazione al peso del frutto, ossia, in una piccola bacche di goji è concentrata una buonissima dose di antiossidanti, nutrienti, vitamine e minerali). Oltre alle classiche virtù di prevenzione delle malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento prematuro, le bacche di goji aiutano a mantenere intatti la qualità e l’aspetto della pelle, rinforzano le difese immunitarie e contrastano efficacemente i sintomi della stanchezza. Sono più indicate nelle donne in quanto, secondo la Medicina Tradizionale Cinese le bacche di goji vengono prescritte alle donne nei periodi di ciclo mestruale perché questa pianta (bacche e radice) viene considerata un forte rinvigorente del sangue (e degli occhi).

 E’ comunque da sottolineare che tutte le diete fin qui riportate promettono una perdita di peso rapida, ma non duratura. Quando ci si sottopone a regimi così ipocalorici e monotematici, la perdita di peso è il risultato di una perdita di acqua e glicogeno che verrà riacquistata non appena si riprenderà a seguire il regime precedente. Vale veramente la pena sottoporsi a giornate alimentari simili a un digiuno, per avere un risultato immediato, ma non duraturo? La maggior parte delle volte l’unico risultato che si può ottenere è una sensazione di forte stress determinata dall’eccessivo controllo nel seguire la prescrizione, seguita da una fase di iperalimentazione per “compensare” le privazioni a cui ci si è sottoposti.